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Questo blog nasce all’interno del nostro percorso in Psicologia del benessere, una nuova aria che si respira tra i corridoi della Facoltà.

L’idea è far scoprire alle persone le potenzialità che hanno per poter affrontare al meglio le sfide di ogni giorno.

Abbiamo deciso di avventurarci nel mondo dell’empowerment familiare, perché, attraverso le nostre esperienze abbiamo avuto modo di toccare con mano quanto sia importante la famiglia come fonte di supporto e come fattore protettivo, ma anche come questa, in alcune situazioni particolari della vita, possa aver bisogno di un aiuto!

Curiosi di saperne di più? vi aspettiamo qui!! :)

Alice & Maura

lunedì 11 luglio 2016

Empowerment e la scelta di una vita: Felicità o Benessere?

Dottore che sintomi ha la felicità?


"Il concetto di responsabilità poggia su una visione dell'individuo profondamente e intrinsecamente positiva secondo la quale il soggetto è innanzitutto portatore di risorse. Conseguentemente il benessere non si qualifica solo come assenza di patologia ma soprattutto come messa a frutto e piena espressione di tali risorse."
(Balzarotti & Biassoni) 





Rubo questa domanda provocatoria dallo stato di Whatsapp di un amico e da una canzone di Jovanotti e ve la giro: 

Secondo voi che sintomi ha la felicità?

Come siamo quando siamo felici?

Come stiamo quando siamo felici?

I Negrita anni fa hanno provato a rispondere parlando di rumori con "Che rumore fa la felicità?".  Aldo Giovanni e Giacomo insieme a Samuele Bersani si dicevano:“Chiedimi se sono felice”.
Tante le domande, poche le risposte.
C’è anche chi parla di totale assenza di malattia, chi di appagamento, chi di obiettivo da raggiungere nella vita. 

E la psicologia?

Gli psicologi ci dicono che non possiamo essere felici per tutti la vita. 
Ma tranquilli, non è una brutta notizia. 
Felicità o gioia in psicologia sono, infatti, emozioni e per definizione si tratta di uno stato transitorio e momentaneo. E noi non ci accontentiamo di stati transitori e momentanei.

Noi vogliamo stare bene sempre giusto?

Ecco, allora si parla di benessere.
La domanda quindi cambia: “dottore che sintomi ha il benessere?”. 
E forse abbiamo la risposta. 

Gli scienziati hanno scoperto che il nostro cervello è predisposto per provare felicità e farci sperimentare benessere, esiste infatti una sola area che, se lesionata, rende impossibile provare emozioni piacevoli. Ho un’altra bella notizia: si trova in una regione molto profonda ed è praticamente impossibile comprometterla! 

I sintomi del benessere, invece, possono essere così riassunti: 
  • Avere un atteggiamento positivo verso se stessi che parte dall’abilità di esplorare i propri limiti per arrivare a una valutazione positiva della persona che si è. 
  • Avere buoni legami con altre persone caratterizzati da sentimenti di fiducia ed empatia. Tutto questo grazie alla capacità di amare e di prendersi cura dell’altro che ognuno di noi ha. 
  • Essere autonomi, che non significa vivere da soli e non dipendere economicamente da nessuno ma essere capaci di prendere scelte determinanti da soli, sentirsi indipendenti nell’affrontare il mondo e non sentirsi influenzati dall’opinione altrui mentre si prende una decisione. 
  • Essere capace di individuare, scegliere o creare un ambiente adatto alla propria psiche (chiamiamola anche anima se ci va!). A questa capacità si lega anche l’abilità di modificare, trasformare e controllare ambienti complessi con creatività. (tranquilli non si riferisce solo ad addobbare in modo creativo la propria camera!) 
  • Avere uno scopo di vita che dia senso e direzione alla propria vita, supportato da convinzioni e valori profondi. 
  • Percepire un continuo sviluppo del proprio potenziale e avere la tendenza a cercare il confronto con nuove sfide e compiti. 

Non fatevi prendere dalla paura: non è necessario avere tutti questi “sintomi” perché anche solo uno influenza la percezione degli altri!

Il benessere, inoltre, non è una mera condizione o del corpo o della mente è qualcosa che proviamo in un coinvolgimento completo con la nostra corporeità, indipendentemente dal nostro livello di salute. 

Oggi abbiamo fatto il pieno di buone notizie, vi sentite anche voi un  po' rigenerati? 

Voi che sintomi avete?


Alice&Maura 

giovedì 7 luglio 2016

Essere genitori nel 2016, una sfida a colpi di empowerment

"Il sostegno alle famiglie non deve mirare ad una trasmissione di certezze, ma permette una problematizzazione e uno sguardo riflessivo su ciò che si fa e su ciò che si è in grado di fare. non si tratta di dire ai genitori che sono "buoni o cattivi", ma di permettere loro di vedersi agire in quanto genitori e di aggiustare le loro pratiche partendo da un cambiamento che viene da loro stessi e che non è programmato da altri."

Oggi partendo da una provocazione, vogliamo parlarvi di un sogno nel cassetto che riguarda l'empowerment familiare.
La premessa da cui siamo partite è questa: essere genitori non è un'impresa facile, non è mai stato facile, ma è ancora più difficile oggi, in una società ricca di dinamiche sempre più complesse e di stimoli a cui rispondere e da cui difendersi.
Usiamo il termine impresa perché questo è scegliere di diventare genitori:

"Un' azione, iniziativa importante e difficile" 

E' importante che la famiglia in questo percorso che noi chiamiamo impresa, non sia lasciata sola, non solamente durante le fasi iniziali che possono apparire più difficoltose e problematiche agli occhi di tutti, ma anche quando sembra attraversa periodi di equilibrio, stabilità e serenità.
Ogni famiglia ha le proprie caratteristiche, i propri punti di forza e di debolezza e spesso nel nostro blog, abbiamo parlato di come sostenere i primi e di come affrontare e prendere azioni per i secondi.
Il buon funzionamento delle famiglie, dipende sopratutto dalla realizzazione di bisogni profondi dei genitori come coppia e come guida, dei loro progetti, delle loro aspirazioni individuali e comuni, basandosi su una buona qualità della comunicazione, sulla solidarietà e il rispetto reciproco, diventando così fondamentale la capacità di gestire i conflitti in modo pacifico, reciprocamente produttivo e positivo in un'ottica di empowerment.
Se chiediamo aiuto alla letteratura, troviamo tra i tanti articoli, un recente documento: il Compendium of Inspiring Practices on Early Intervention and Prevention in Family and Parenting Support (ottobre 2012), a cura di Eurochild.
Questo documento, presentando alcune prassi significative in merito al sostegno familiare in ambito europeo, ha l'obiettivo di contribuire alla prevenzione in campo familiare garantendo un sostegno alla genitorialità e alla coesione sociale.
In particolare riportiamo:
- "Il sostegno alla famiglia e alla genitorialità è fondamentale per contrastare la povertà infantile e promuovere il benessere dei bambini." Nello specifico, è importante valorizzare la cura, rafforzare i diritti dei bambini ma anche il diritto al benessere di tutti.
- Il sostegno alla famiglia si esplica favorendo un aiuto allo sviluppo delle competenze necessarie per adempiere al meglio le funzioni di genitori, aiutandoli nell'essere consapevoli del proprio ruolo, proponendo approcci tesi al "potenziamento e al consolidamento dei punti di forza e non alla marcatura dei punti di debolezza, né tanto meno alla stigmatizzazione". Questo comporta la creazione di servizi accessibili a tutti.
- "Le politiche familiari, ma anche i servizi e i programmi di supporto ai genitori, dovrebbero consistere in approcci basati sull'evidenza e rispecchiare le migliori pratiche." E' necessario individuare strategie che garantiscano l'efficacia e i migliori risultati nella cura dei bambini.  

Partendo da queste premesse che possono apparire un po' teoriche, andiamo ora a definire quali siano le modalità preferibili da adottare come supporto familiare.
In accordo con quanto presentato nella rivista Italiana di Educazione familiare (2007), dovrebbero essere proposti setting pensati per l’attivazione dei partecipanti cioè di tutti i componenti della famiglia. Ciò significa pensare e progettare momenti di aiuto in cui:
• non vengano presentati modelli predefiniti di «genitori perfetti» cui tendere: è importante sottolineare che ognuno sa essere il genitore migliore per il proprio figlio;
• non vengano giudicate e vengano rispettate le specificità proprie di ogni nucleo familiare e di ogni singolo soggetto che compone la famiglia: ogni famiglia e ogni componente è diverso da un altro, è giusto sottolineare le capacità, le risorse e le specificità di ogni nucleo familiare;
• venga posta molta attenzione a tutte le variabili di contesto: non basta infatti guardare alla famiglia che arriva a chiedere aiuto, ma è necessario allargare lo sguardo a tutta la rete sociale che ruota intorno alla famiglia stessa;
• "gli operatori lavorino per perseguire un clima accettante, di ascolto, non giudicante e improntato alla comunicazione ecologica": non è importante basarsi su grandi teorie e generalizzazioni, ma è necessario ascoltare la voce di chi è di fronte e dei problemi reali che vengono portati a galla;
• "si dia spazio alla «narrazione riflessiva», ossia momenti in cui il racconto, autobiografico o meno, possa attivare processi di analisi critica su temi specifici relativi all'essere genitori", in tal modo verranno aiutati i coniugi a riflettere sul loro ruolo e su come gestiscono alcune particolari dinamiche;
• vengano utilizzati strumenti quali simulazioni, role play, le tecniche di teatro per dare la possibilità a tutti di mettersi in gioco e di provare a mettersi nei panni degli altri.

E voi genitori cosa ne pensate?
Potrebbe essere utile un programma di sostegno che prenda avvio da queste basi?
Prendereste parte nella progettazione di un percorso ad hoc, costruito da genitori per altri genitori?


A presto!
Maura & Alice



Fonti
Lidia Cadei, Ri-conoscere la famiglia, l'attività consultoriale tra intervento e ricerca, 2013
Mariagrazia Contini, Le famiglie oggi: problematicità e prospettive di cambiamento, rivista Italiana di Educazione Familiare, 2006
Alessandra Gigli, Quale pedagogia per le famiglie contemporanee?, rivista Italiana di Educazione Familiare, 2007
Elena Zambianchi, Supporto alla genitorialità: tipologie di intervento e percorsi formativi, Formazione e Insegnamento X, 3, 2012