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Questo blog nasce all’interno del nostro percorso in Psicologia del benessere, una nuova aria che si respira tra i corridoi della Facoltà.

L’idea è far scoprire alle persone le potenzialità che hanno per poter affrontare al meglio le sfide di ogni giorno.

Abbiamo deciso di avventurarci nel mondo dell’empowerment familiare, perché, attraverso le nostre esperienze abbiamo avuto modo di toccare con mano quanto sia importante la famiglia come fonte di supporto e come fattore protettivo, ma anche come questa, in alcune situazioni particolari della vita, possa aver bisogno di un aiuto!

Curiosi di saperne di più? vi aspettiamo qui!! :)

Alice & Maura

sabato 29 ottobre 2016

Quando in famiglia conversare non coincide con comunicare

"Dicono, dicono, dicono parole in circolo"


Le conversazioni assomigliano ai viaggi per mare: ci si stacca da terra
quasi senza accorgersene, per avvedersi poi di aver lasciato riva solo quando si è già molto lontani.
Nicolas de Chamfort, Massime e pensieri, 1795

Così cantava Mengoni in una sua famosa canzone.
Ma queste parole in circolo, che potere hanno veramente? Proviamo a scoprirlo oggi in questo nuovo articolo.
All’interno dei rapporti spesso il modo in cui comunichiamo qualcosa conta più dei contenuti e questo oramai è di dominio comune, ma allora, se ne siamo perfettamente consapevoli, come mai è così difficile avere degli scambi comunicativi funzionali?
Molti conflitti o semplici discussioni all’interno delle nostre famiglie, “degenerano” per via di alcuni meccanismi che possono scattare quando vogliamo comunicare qualcosa ma diciamo qualcos’altro. Ecco perchè in ottica di empowerment familiare è bene conoscerli per evitarli!!!
Proviamo a vedere insieme come.
Esistono alcuni giochi nell’ambito nello scambio delle parole che si ripetono costantemente nel nostro parlare e che sono la base di una “comunicazione uscita bene o meno”!
Comunicare non è solo dire qualcosa, ma nelle parole vi è anche un fare qualcosa, un perseguire le proprie intenzioni; per questo a volte, quando interlocutore e parlante non hanno la medesima base di intenzioni e di condivisione di significati, la conversazione diventa disfunzionale.
Esistono alcune difese transpersonali che vengono messe in atto inconsapevolmente da parte del soggetto all’interno della relazione utilizzando alcuni meccanismi comunicativi basati sulla disconferma, ovvero sulla negazione dell’esistenza dell’altro (Canevelli, 2016), dei suoi autentici stati d’animo e caratteristiche. 
Questo può avvenire in maniera molto diffusa all’interno delle famiglie, soprattutto quando vi è la necessità di difendersi da una realtà che può generare angoscia o paura.


Oltre alle difese transpersonali, possiamo individuare spesso nelle comunicazioni il cosiddetto triangolo drammatico (Karpman 1968). All’interno di questo gioco inconsapevole, gli interlocutori si muovono secondo tre ruoli che possono non essere fissi ma interscambiabili: il salvatore, la vittima e il persecutore. Vediamoli in breve:
  • Il salvatore: è colui che si prodiga nell'aiutare gli altri, ma non solo, spesso arriva a sostituirsi ad essi, in questo modo tende a svalutarne le capacità (agire, pensare, muoversi nel mondo); il salvatore esiste se trova vittime intorno a sé!
  • la vittima: si sente quasi sempre inferiore alle persone che la circondano svalutando la capacità di agire e di stare al mondo. Si muove cercando Persecutori e Salvatori per avere qualcuno che la assecondi nella sua posizione.
  • Il persecutore: è colui che spesso per evitare di sentirsi vittima induce gli altri ad avere questo ruolo; attacca, critica, sminuisce e giudica.
Ma allora, se esistono tutti questi giochi inconsapevoli, come è possibile avere una comunicazione sana e efficiente?
Avevamo già presentato alcuni consigli per poter comunicare meglio in situazioni particolari, ad esempio in caso di conversazioni con persone affette da Alzheimer, oppure in caso di gestione delle emozioni!
Qui potete trovare 5 meccanismi che è bene conoscere ed evitare per non incorrere in conversazioni disfunzionali di tutti i giorni:



A presto!!!
Maura & Alice





Fonti:
Biassoni/ Ciceri, Modulo specialistico con Laboratorio: Tecniche di Analisi della Comunicazione Vocale e delle Interazioni Discorsive
http://www.stateofmind.it/2016/10/meccanismi-comunicativi-disfunzionali/




giovedì 13 ottobre 2016

Contro il bullismo: "be together. not the same"

Stare insieme. Non essere uguali. 





"Carta, forbice, sasso!"

Oggi vogliamo condividere con voi una campagna semplice e immediata contro il bullismo, argomento di cui vi avevamo già parlato

Prendetevi un minuto per guardare questa campagna e qualche secondo per fare anche voi la differenza! 

Buona giornata,

Alice&Maura

sabato 8 ottobre 2016

“Perché anche tu sei importante!”, “Chi io?”

Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate. Benché senza dubbio il pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni, è diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. 
Essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato.
E Fromm


Vogliamo parlare oggi di emozioni che spingono e creano relazioni nell’ambito adolescenziale e vogliamo partire con l’affermazione posta come titolo: “Perché anche tu sei importante!”.

“Se l’interno del cuore di un adolescente è come una camera chiusa a chiave, il mio compito è quello di bussare rispettosamente alla porta e aspettare una risposta.“ (N. Luxmoore)

Ai giorni nostri le emozioni sono sempre più nascoste dietro ad emoticon, faccine gialle non sempre facili da interpretare. Ci sono emozioni che è lecito provare ed esprimere, ed altre che spesso ci troviamo a inibire o sopprimere. 
In un’ottica di empowerment e di crescita personale, pensiamo che riconoscerle, etichettarle e dare un valore siano le fondamenta per uno sviluppo sano e consapevole. L’idea che un adulto giustifichi, legittimi le emozioni e i sentimenti provati da un adolescente, sta alla base di una crescita solida e sicura.
Un primo passo verso i ragazzi è quello di capire cosa provano, a cosa tende il loro cuore e cosa cercano di dirci con alcuni comportamenti spinti da emozioni non sempre facili per loro (e forse anche per noi!) da categorizzare.

Winnicott (1965), descrive la capacità di stare da soli come un’acquisizione evolutiva, distinguendo l’essere fisicamente soli, dal sentirsi emotivamente soli.
Quando ci si lascia dal proprio partner o ci si allontana dai propri amici, l’esperienza che si vive è difficile e ancora più difficile risulta a chi non può contare su quel senso internalizzato di relazione, che si costruisce solo quando “io mi sento accettato e accolto per quello che sono”.
Le rotture dei rapporti, qualsiasi essi siano, producono ansia e panico. 
È un abbandono. Un abbandono vero.
Non è un “fidanzatino” che se ne è andato, “l’amichetto del cuore” che si allontana. È parte del mio essere, della mia vita e come tale è degno di attenzione e di rispetto.
Ogni dolore, ogni emozione è degna di rispetto.
La vita turbina, scuote e smuove, tutti. La vita corre carica di stimoli, di confusione, di aspettative, di feste, di rumori. La paura di essere soli o di rimanere soli è una costante nella vita dell’uomo in quanto essere sociale; paura ancora più pervasiva nel ragazzo/ ragazza che sta cercando di scoprire e costruire il proprio posto nel mondo.

Il compito di noi educatori, deigenitori e degli adulti in genere, dovrebbe essere quello di aiutare gli adolescenti a passare attraverso i fallimenti, le tristezze, le delusioni, le gioie, le soddisfazioni, le fasi di transizione del crescere senza uscirne distrutti quando le cose non vanno come ci si aspetta.

Ma come fare? Ecco dei semplici consigli:
  • Non banalizzare quanto viene raccontato: chi ci racconta e ci dona parte del suo pensiero e della sua vita si mette a nudo di fronte a noi, è necessario sempre rispettarlo e valorizzarlo;
  • Ascoltare: l'ascolto attivo è una delle prime forme di attenzione;
  • Leggittimare: a volte è un bene legittimare e giustificare alcune emozioni provate, anche quando queste sono negative come la rabbia;
  • Chiedere "permesso": lasciare la privacy e la scelta di raccontare, esprimere o meno quello che si prova è segno di rispetto, i ragazzi lo apprezzeranno!
  • Essere una Presenza sicura: Esserci è un'altra forma di attenzione, essere il porto sicuro al quale poter tornare sapendo di trovare una base solida anche se autoritaria;
  • Raccontare: sentire dai genitori ed educatori che anche loro hanno vissuto storie, esperienze simili aiuta i ragazzi perchè non li fa sentire soli. Le paure e i dubbi di oggi possono essere molto simili a quelli di "un pò di tempo fa"!


Aiutare gli adolescenti a leggere e comprendere le sfumature del mondo emotivo, così come a distinguere emozioni transitorie da affetti consolidati, significa allenarli a una migliore coscienza del proprio mondo interiore, alla tolleranza emotiva e alla resistenza allo stress (Marmocchi, Dall’Aglio & Zannini, 2004), competenze trasversali, adattive e quindi utili in tutto l’arco di vita.

A presto
Maura & Alice



Fonti
Nick Luxmoore, Adolescenti con il cuore a mille
Marmocchi, Dall’Aglio & Zannini, Educare le Life Skills