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Questo blog nasce all’interno del nostro percorso in Psicologia del benessere, una nuova aria che si respira tra i corridoi della Facoltà.

L’idea è far scoprire alle persone le potenzialità che hanno per poter affrontare al meglio le sfide di ogni giorno.

Abbiamo deciso di avventurarci nel mondo dell’empowerment familiare, perché, attraverso le nostre esperienze abbiamo avuto modo di toccare con mano quanto sia importante la famiglia come fonte di supporto e come fattore protettivo, ma anche come questa, in alcune situazioni particolari della vita, possa aver bisogno di un aiuto!

Curiosi di saperne di più? vi aspettiamo qui!! :)

Alice & Maura

sabato 8 ottobre 2016

“Perché anche tu sei importante!”, “Chi io?”

Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate. Benché senza dubbio il pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni, è diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. 
Essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato.
E Fromm


Vogliamo parlare oggi di emozioni che spingono e creano relazioni nell’ambito adolescenziale e vogliamo partire con l’affermazione posta come titolo: “Perché anche tu sei importante!”.

“Se l’interno del cuore di un adolescente è come una camera chiusa a chiave, il mio compito è quello di bussare rispettosamente alla porta e aspettare una risposta.“ (N. Luxmoore)

Ai giorni nostri le emozioni sono sempre più nascoste dietro ad emoticon, faccine gialle non sempre facili da interpretare. Ci sono emozioni che è lecito provare ed esprimere, ed altre che spesso ci troviamo a inibire o sopprimere. 
In un’ottica di empowerment e di crescita personale, pensiamo che riconoscerle, etichettarle e dare un valore siano le fondamenta per uno sviluppo sano e consapevole. L’idea che un adulto giustifichi, legittimi le emozioni e i sentimenti provati da un adolescente, sta alla base di una crescita solida e sicura.
Un primo passo verso i ragazzi è quello di capire cosa provano, a cosa tende il loro cuore e cosa cercano di dirci con alcuni comportamenti spinti da emozioni non sempre facili per loro (e forse anche per noi!) da categorizzare.

Winnicott (1965), descrive la capacità di stare da soli come un’acquisizione evolutiva, distinguendo l’essere fisicamente soli, dal sentirsi emotivamente soli.
Quando ci si lascia dal proprio partner o ci si allontana dai propri amici, l’esperienza che si vive è difficile e ancora più difficile risulta a chi non può contare su quel senso internalizzato di relazione, che si costruisce solo quando “io mi sento accettato e accolto per quello che sono”.
Le rotture dei rapporti, qualsiasi essi siano, producono ansia e panico. 
È un abbandono. Un abbandono vero.
Non è un “fidanzatino” che se ne è andato, “l’amichetto del cuore” che si allontana. È parte del mio essere, della mia vita e come tale è degno di attenzione e di rispetto.
Ogni dolore, ogni emozione è degna di rispetto.
La vita turbina, scuote e smuove, tutti. La vita corre carica di stimoli, di confusione, di aspettative, di feste, di rumori. La paura di essere soli o di rimanere soli è una costante nella vita dell’uomo in quanto essere sociale; paura ancora più pervasiva nel ragazzo/ ragazza che sta cercando di scoprire e costruire il proprio posto nel mondo.

Il compito di noi educatori, deigenitori e degli adulti in genere, dovrebbe essere quello di aiutare gli adolescenti a passare attraverso i fallimenti, le tristezze, le delusioni, le gioie, le soddisfazioni, le fasi di transizione del crescere senza uscirne distrutti quando le cose non vanno come ci si aspetta.

Ma come fare? Ecco dei semplici consigli:
  • Non banalizzare quanto viene raccontato: chi ci racconta e ci dona parte del suo pensiero e della sua vita si mette a nudo di fronte a noi, è necessario sempre rispettarlo e valorizzarlo;
  • Ascoltare: l'ascolto attivo è una delle prime forme di attenzione;
  • Leggittimare: a volte è un bene legittimare e giustificare alcune emozioni provate, anche quando queste sono negative come la rabbia;
  • Chiedere "permesso": lasciare la privacy e la scelta di raccontare, esprimere o meno quello che si prova è segno di rispetto, i ragazzi lo apprezzeranno!
  • Essere una Presenza sicura: Esserci è un'altra forma di attenzione, essere il porto sicuro al quale poter tornare sapendo di trovare una base solida anche se autoritaria;
  • Raccontare: sentire dai genitori ed educatori che anche loro hanno vissuto storie, esperienze simili aiuta i ragazzi perchè non li fa sentire soli. Le paure e i dubbi di oggi possono essere molto simili a quelli di "un pò di tempo fa"!


Aiutare gli adolescenti a leggere e comprendere le sfumature del mondo emotivo, così come a distinguere emozioni transitorie da affetti consolidati, significa allenarli a una migliore coscienza del proprio mondo interiore, alla tolleranza emotiva e alla resistenza allo stress (Marmocchi, Dall’Aglio & Zannini, 2004), competenze trasversali, adattive e quindi utili in tutto l’arco di vita.

A presto
Maura & Alice



Fonti
Nick Luxmoore, Adolescenti con il cuore a mille
Marmocchi, Dall’Aglio & Zannini, Educare le Life Skills

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