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Questo blog nasce all’interno del nostro percorso in Psicologia del benessere, una nuova aria che si respira tra i corridoi della Facoltà.

L’idea è far scoprire alle persone le potenzialità che hanno per poter affrontare al meglio le sfide di ogni giorno.

Abbiamo deciso di avventurarci nel mondo dell’empowerment familiare, perché, attraverso le nostre esperienze abbiamo avuto modo di toccare con mano quanto sia importante la famiglia come fonte di supporto e come fattore protettivo, ma anche come questa, in alcune situazioni particolari della vita, possa aver bisogno di un aiuto!

Curiosi di saperne di più? vi aspettiamo qui!! :)

Alice & Maura

martedì 31 ottobre 2017

A proposito di tesi: Antonyms

Un Serious Game per ridurre l'impulsività nei bambini con ADHD


La tecnologia non tiene lontano l'uomo dai grandi problemi della natura, 
ma lo costringe a studiarli più approfonditamente.
(A. Saint Exupery)

Ebbene si, oggi parliamo di un Serious Game (SG)…
Molti di voi sapranno di cosa si tratta, ma per tutti gli altri, vi spiego brevemente cosa si nasconde dietro a queste due parole.
Di primo acchito verrebbe da tradurle come “Gioco Serio” e forse un po' il rimando è proprio questo. In modo semplice possiamo dire che i Serious Game (SG) sono dei giochi costruiti con lo scopo di aiutare a migliorare alcune capacità delle persone che ne usufruiscono.

Per la mia tesi di laurea ho pensato di progettare e costruire, grazie all’aiuto di alcuni ingegneri dell’ ITIA-CNR di Milano, un videogioco che potesse aiutare a ridurre l’impulsività nei bambini con ADHD, (Attention deficit/Hyperactivity disorder), deficit di cui abbiamo già parlato nel blog e di cui trovate dei rimandi in questo link.
In particolare Antonyms è un gioco dove, come in tutte le storie classiche, troviamo nei nemici che hanno conquistato un pianeta e un supereroe che deve salvare gli abitanti superando delle prove.
Niente di nuovo direte voi…

E invece qui sta proprio la novità. Per costruire questo videogioco ci siamo basati su una teoria tratta dalla letteratura sull’ ADHD promossa e studiata da E. Sonuga Barke (2010). 
La base di questa teoria è questa: con le recenti scoperte in ambito delle neuroimmagini si è potuto scoprire che esistono due vie principali che guidano i processi motivazionali (ciò che ci spinge a fare qualcosa e ci aiuta a mantenere l’attenzione su ciò che facciamo) e i processi cognitivi ( tutto quello che riguarda l’attenzione, la memoria, la pianificazione e il problem solving).
Per Sonuga Barke spesso i comportamenti impulsivi dei bambini sono dettati da una difficoltà nella gestione della frustrazione di fronte alle fatiche e da un esaurimento molto veloce della motivazione.

Partendo da queste considerazioni e premesse, abbiamo capito come un SG potesse essere un valido strumento per lavorare sull’impulsività grazie a queste principali caratteristiche:
  • l'attività con alcuni SG opportunamente progettati e costruiti, permette il rilascio della dopamina (un neurotrasmettitore) all'interno del sistema nervoso centrale; questo aumento del tono dopaminergico può migliorare, temporaneamente, diverse funzioni tra cui il controllo dell’arousal (attivazione) e del pensiero cognitivo. I bambini con ADHD possono così essere aiutati ad imparare a ridurre l'impulsività e aumentare l'autocontrollo (Martinez, 2016). 
  • il computer può offrire dei feedback immediati e permette una sperimentazione dei comportamenti e di strategie di risposta senza riportare risvolti negativi della realtà; 
  • il SG può inoltre essere un valido supporto alla motivazione, in quanto i video giochi sono molto coinvolgenti e divertenti.
Ecco allora la collaborazione con gli ingegneri per creare tre scenari e alcuni giochi dove il bambino deve imparare alcune strategie per migliorare la gestione dell’inibizione di alcuni comportamenti  impulsivi e di pensieri irrilevanti per le attività che sta svolgendo.
Il bambino personifica un supereroe che, chiamato su questo pianeta a salvarlo dai nemici, capirà presto che qui tutto funziona al contrario e che le regole che di solito vigono sulla terra non sono funzionali su Antonyms.
Pian piano verrà guidato attraverso le diverse attività per imparare le strategie più adatte per agire in modo lento e non impulsivo, arrivando così alla fine del gioco a salvare tutti gli abitanti!

In collaborazione con lo SPAEE, Servizio di Psicologia dell'Apprendimento e dell'Educazione in Età Evolutiva dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e con alcune scuole dell'hinterland milanese, abbiamo potuto sperimentare il gioco proponendolo ad alcuni bambini e le prime rilevazioni mostrano una correlazione con alcuni test standardizzati propri per l'ADHD.

La strada è ancora lunga e il lavoro da fare è molto, ma l'augurio è quello di poter concludere la sperimentazione e la costruzione dell'intero gioco e poterlo proporre come training per l'intervento con bambini iperattivi al fine di migliorare, a partire dal gioco, la gestione dell'impulsività anche (e sopratutto!) nelle attività di vita quotidiana.


A presto!
Maura



Fonti:

Sonuga Barke E., Bitsakou P., Thompson M., (2010), Beyond the dual pathway model: evidence for he dissociation of timing, inhibitory and delay related impairments in attention deficit/ hyperactivity disorder.
Miyake, A., Friedman, N.P., Emerson, M.J., Witzki, A.H., Howerter, A., (2000), The unity and diversity of executive functions and their contributions to complex “frontal lobe” tasks: a latent variable analysis
Miyake, A., Friedman N.P., (2012) The Nature and Organization of Individual Differences in Executive Functions: Four General Conclusions.
Martinez L., Prada E., Satler C., Tavare M.C.H., Tomaz C., (2016), Executive Dysfunctions: The Role in Attention Deficit Hyperactivity and Post- Traumatic Stress Neuropsychiatric Disorders,

sabato 21 ottobre 2017

A proposito di tesi: la speranza in psicologia

Nel 2017 a cosa serve sperare?



Anche se il timore avrà più argomenti, scegli la speranza e metti fine alla tua angoscia.
(Lucio Annelio Seneca)




Infatti secondo gli psicologi per il benessere è importante anche aiutare le persone a prendersi cura del proprio futuro, a custodirlo e pensarlo, come ricorda Seligman, fondatore della psicologia positiva e della corrente della psicologia per il futuro.

Ma cosa significa speranza in psicologia? È proprio da questa domanda che è partita la mia ricerca.
Ad occuparsi di speranza in psicologia è soprattutto Snyder, secondo il quale la speranza è ciò che permette alle persone di raggiungere l’obiettivo che ci si è prefissati. È proprio la speranza che permette di superare gli ostacoli che si incontrano lungo la via, perché secondo Snyder, essa permette alle persone di immaginare una strada per avvicinarli al proprio obiettivo. Ma, cosa ben più importante la speranza dota le persone della motivazione per intraprendere le strade che hanno progettato per portare a termine il proprio obiettivo.




Ma è davvero solo un modo di pensare sperare? Meno popolare è la teoria di Lazarus, secondo cui la speranza è da considerare un’emozione, o addirittura una forma di coping, cioè una strategia che le persone utilizzano per gestire l’incertezza che deriva dall’attesa di un risultato che non si può pienamente controllare. È infatti, inutile, secondo l’autore sperare in qualcosa che sappiamo andrà a finire in modo positivo. (Ha anche il suo senso logico, eh!)

E noi cosa ne pensiamo? Che cosa è la speranza? L’ho chiesto a un po' di persone in questi mesi, raccogliendo le impressioni e analizzandole come fanno i ricercatori (per la tesi). Ne è uscito che secondo gli italiani la speranza è un modo di pensare che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi. Tuttavia, è un modo di pensare che utilizziamo quando siamo incerti, spaventati o in ansia. Forse proprio perché il futuro...è incontrollabile! Nonostante tutta questa incertezza sperare ci lascia addosso sensazione positive. In sintesi sperare e pensare di poter controllare il futuro ci fa star bene! 

Ma di chi è prerogativa sperare? Ci sono buone notizie! Non importa che voi siate maschi o femmine, il genere non influenza questa abilità. Sembra essere veramente determinante l’età... i giovani adulti sperano di più degli adulti maturi.. chissà perché!

Che pena.
Sperare, intendo.
È la pena di chi non sa rinunciare.
(Italo Calvino)

Voi cosa ne pensate?

Alice 

mercoledì 11 ottobre 2017

Tremate tremate.. le (quasi) psicologhe sono tornate!

Aria di cambiamenti da Empowerment! 




Dopo aver fatto sempre la stessa cosa nello stesso modo per due anni, inizia a guardarla con attenzione.
Dopo cinque anni, guardala con sospetto.
 E dopo dieci anni, gettala via e ricomincia di nuovo tutto.

Alfred Edward Perlman



Eccoci di nuovo qua. Finalmente si torna a casa, da Empowerment, dopo una lunga sosta che non ci ha di certo viste inoperative.

Dove eravamo rimasti? Quando nel 2016 è nato il blog eravamo alle prese con il primo anno di laurea magistrale, oggi il percorso di studi è finito.. siamo due dottoresse in psicologia! e abbiamo una gran voglia di raccontarvi quali sono gli argomenti che abbiamo approfondito in questo periodo di silenzio. 

Inoltre, tra qualche giorno iniziamo il tirocinio, ultimo tassello prima della abilitazione per essere psicologhe.  

Per questo abbiamo deciso di riprendere in mano la nostra creatura e di riadattarla al contesto in cui ci troviamo ora e ai bisogni ed esigenze che piano piano stanno nascendo.
Parleremo sempre di empowerment familiare e di come sia possibile potenziare le nostre risorse, ma vi presenteremo anche i nostri lavori di tesi e i progetti che stiamo portando avanti in università!

Come sempre, le avventure che ci aspettano sono parecchie.. se avete voglia di esserne ancora partecipi.. continuate a seguirci! 

Alice&Maura

domenica 2 aprile 2017

Cinema e dintorni: SfidAutismo2017

Autismo...consapevoli di cosa? 

Sono autistico e vivo in un piccolo mondo tutto mio, un mondo fiorito e colorato la cui lingua è il linguaggio del cuore. 
La chiave della sua porta di accesso è l'amore. 
Amami, solo così imparerai come farti capire da me. 
(J. P. Malagatti)



Oggi per celebrare la giornata mondiale sulla consapevolezza abbiamo di offrirvi un cinema e dintorni un po' particolare: una rassegna cinematografica! Magari in questa domenica uggiosa un film da vedere in compagnia può allietare il pomeriggio e aiutarci a capire meglio di cosa si parla quando si nomina il Disturbo dello Spettro Autistico. Attenzione! L'autismo non è una malattia perchè dalle malattie si può guarire. 

Rain man - L'uomo della pioggia, (1988)


Life animated, (2016)


Molto forte, incredibilmente vicino, (2011)


Ben X, (2007)





Adam, (2009)


Fateci sapere cosa ne pensate!

A presto,

Alice&Maura



martedì 21 marzo 2017

Giornata mondiale per la Sindrome di Down

Voglia di Esserci e contare! #NotSpecialNeeds #JustHumanNeeds 


Oggi è il World Down Syndrome Day e noi di Empowerment Familiare vogliamo partecipare così, riproponendovi una delle tante storie che potete trovare qui, voci di ragazzi/e affetti da sindrome di Down che vogliono far sentire la propria voce! #myvoicemycommunity

"Mi chiamo Leonardo. Ho 25 anni. Vivo a Pisa dove lavoro ad Ikea.
Ora faccio parte del gruppo circoli dove con i miei amici organizzo attività per il nostro tempo libero e progettiamo le cose che ci piace fare insieme.
Avere degli amici e un lavoro per me è molto importante perché mi fa sentire una persona adulta e in gamba.
Sono stato fortunato perché nella mia regione e nella mia città le leggi permettono ai ragazzi come me di fare tirocini e percorsi di avvicinamento al lavoro.
Il diritto al lavoro è importante perché noi ragazzi vogliamo essere adulti come tutti gli altri.
Fare la nostra vita. Uscire con gli amici. Lavorare. Avere dei colleghi.
La politica è una cosa difficile ma è importante perché fa parte della nostra vita di tutti i giorni.
La mia voce conta!!"

Vi lasciamo con questo video che in maniera semplice (non banale!) ci fa sorridere rispetto a quei bisogni speciali!






A presto!
Maura & Alice

mercoledì 15 marzo 2017

Giornata mondiale del fiocchetto lilla: La storia di Michela Marzano

I disturbi del comportamento alimentare: storie di chi riprende a vivere




“Con l’anoressia non si gioca.”
Michela Marzano


In occasione della giornata del fiocchetto lilla, giornata nazionale dedicata alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui disturbidel comportamento alimentare abbiamo pensato di consigliarvi la lettura di Volevo essere una farfalla - come l’anoressia mi ha insegnato a vivere di Michela Marzano. Michela si racconta in un flusso di pensieri continuo a partire dalla malattia che ha segnato la sua giovinezza, come racconta anche nel video qui sotto.



Oggi parliamo di malattie del benessere.
Infatti i Disturbi del comportamento alimentare sono un terribile ossimoro. Solo una società che sta bene, che ha abbondanza e mezzi di sopravvivenza in eccesso può permettersi di giocare con il cibo. Ma i sintomi di cui parliamo non sono forme di egoismo, sono sintomi di fragilità che cercano modi di sopravvivere.
Come fare?
Come sempre imparare a chiedere aiuto e non sentirsi mai soli: sono tante le associazioni che si occupano di prevenzione e cura di questi disturbi, tanti gli ospedali specializzati e i centri. Le storie di chi ce la fa purtroppo non fanno notizia come quelle di chi si arrende o perde la vita, ma sono numerose e oggi, 15 Marzo è tempo di pensare a tutti quei fiocchetti lilla che parlano di resilienza e di vittoria.

Alice & Maura








martedì 14 marzo 2017

Intelligenza emotiva

Emozioni= Cuore vs Pensiero= Cervello?



"é proprio in questo che si trova il problema: 
sono le nostre emozioni, che vibrano dentro di noi, non permettendoci altro che avanzare inesorabilmente secondo le loro forti vibrazioni, poichè senza affermarle noi stessi non riusciremmo a sopravvivere."
Metropolis


Nella settimana dedicata al “Cervello”, vogliamo proporvi un articolo un po' speciale per indagare meglio e provare a spiegare (in parte!), cos’hanno a che fare il cervello e le basi neurologiche con le emozioni!

Vogliamo introdurvi a questo argomento con un aneddoto tratto da un libro dello psicologo Daniel Goleman:

“A New York, quel pomeriggio d’agosto, l’umidità era insopportabile; era la classica giornata in cui il disagio fisico rende la gente ostile. Tornando in albergo, salii su un autobus in Madison Avenue e fui colto di sorpresa dall’autista, un uomo nero, di mezza età, con un sorriso entusiasta stampato sul volto, che mi diede immediatamente il suo benvenuto a bordo con un cordiale “Ciao, come va?”: un saluto che rivolgeva a tutti quelli che salivano, mentre l’autobus scivolava nel denso traffico del centro. Ogni passeggero restava stupito, proprio come lo ero stato io, e pochi furono quelli che ricambiarono il saluto, chiusi come erano nell’umor nero della giornata. Ma mentre l’autobus procedeva lentamente nell’ingorgo, si verificò una lenta trasformazione, una sorta di incantesimo. L’autista si esibì per noi in un monologo, un vivace commento sullo scenario intorno a noi (…). Al momento di scendere dall’autobus, tutti si erano scrollati di dosso il guscio di umore nero con il quale erano saliti, e quando l’autista gridava loro “Arrivederci, buona giornata!”, rispondevano tutti con un sorriso.”

Vi chiederete cosa c’entra questo racconto con la premessa, ebbene, iniziamo con il dire che le nostre emozioni ci guidano nell’affrontare le situazioni che ci troviamo di fronte, soprattutto quei compiti troppo difficili e importanti perché possano essere affidati al solo intelletto: momenti di pericolo, di perdita dolorosa, di mantenere fede agli obiettivi quando arrivano le frustrazioni, momenti di creazione del legame di coppia e di costruzione del nucleo familiare. 

Se negli anni passati le emozioni erano connotate negativamente e ridotte a mero sinonimo di istinti, oggi l’emozione ha riacquistato dignità grazie anche alle nuove scoperte in campo scientifico e neurologico. Ogni emozione ci predispone all’azione in modo caratteristico, e queste hanno un valore fondamentale dal punto di vista della sopravvivenza. Superata la dicotomia “cuore” – “mente”, possiamo cercare di capire meglio l’influenza delle emozioni sulla mente razionale. Nell’evoluzione, il cervello ha sviluppato centri superiori e perfezionato le aree inferiori più antiche. Le radici più antiche della vita emotiva hanno avuto origine dall’olfatto. 
Eh sì proprio così! 
Dal lobo olfattivo, con le cellule che ricevono e valutano gli odori, cominciarono ad evolversi i primi e antichi centri emozionali, che pian piano circondarono l’estremità cefalica del tronco cerebrale. La parte del cervello che circonda e delimita il tronco cerebrale viene denominata sistema limbico. Qui si sviluppare le emozioni proprie del repertorio cerebrale. Pian piano con lo sviluppo del sistema limbico che perfezionò due strumenti potenti: l’apprendimento e la memoria. Saltando di qualche anno, la corteccia sviluppata nell’Homo Sapiens, neocorteccia, permise una regolazione più fine: ideare programmi a lungo termine, escogitare diverse strategie mentali. Ma questo sviluppo non solo portò a queste nuove abilità: portò anche nuove sfumature della vita emotiva.

Potremmo andare avanti così per tantissime pagine a raccontarvi di come in realtà quello che noi chiamiamo cervello e pensiamo razionale, sia accompagnato a braccetto dal mondo emozionale, così variegato e così necessario, ma vi annoieremmo! Per questo vi alleghiamo alcuni link nelle fonti, che se siete curiosi di sapere come va a finire questa storia, potete andare a sbirciare!

Certo è che sempre più si parla di intelligenza emotiva e non a caso questi due termini suonano molto bene insieme. 
Questa viene definita come "La capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostrante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitanto che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare. L’intelligenza emotiva determina la nostra potenzialità di apprendere le capacità pratiche basate sui suoi cinque elementi: consapevolezza e padronanza di sé, motivazione, empatia e abilità nelle relazioni interpersonali."

Nel nostro blog di Empowerment, desideriamo e speriamo di potervi offrire spunti e aiuti per accompagnare ad un piccolo sforzo per potenziare questi aspetti dell'identità e della persona per migliorare sempre di più la nostra qualità della vita!


A presto!
Maura & Alice



Fonti

Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, che cos'è e perchè può renderci felici? Rizzoli
L. Tuffanelli, Intelligenze, emozioni e apprendimenti, Erickson

martedì 31 gennaio 2017

Si può litigare in maniera costruttiva?

Consigli su come imparare a gestire una situazione conflittuale



“Colui che si adira con la persona nel momento e modo giusto è sapiente”
Aristotele



Oggi vi vogliamo parlare di un argomento caro a molti: il litigio.
A volte, impegnandosi, è possibile evitarlo, ma altre volte sembra proprio l'unica soluzione da mettere in atto.
Ogni relazione umana, di coppia, di amicizia, d'amore, di lavoro ecc, ha in sè momenti di accordo e di disaccordo: ognuno è diverso dall'altro e porta in campo opionioni e pensieri propri, frutto del vissuto e della storia personale. 
Partendo dal presupposto che il conflitto fa parte della natura umana dell'uomo, ci siamo chieste: esiste un modo per litigare in maniera costruttiva? 
Noi vi suggeriamo alcuni atteggiamenti da evitare e alcune azioni da compiere, per far sì che le energie spese nel litigio portino ad un esito costruttitivo e, perchè no, ad un rafforzamento del legame!
Prendere consapevolezza di cosa si può fare e cosa evitare durante una discussione, è il primo passo per affrontarla nel modo migliore possibile.

Non sono una ricetta perfetta, ma sicuramente ci possono aiutare:

Azioni da NON compiere:
1. Scusarsi prematuramente;
2. Essere evasivi, rimanere in silenzio, andarsene;
3. Usare la conoscenza approfondita dell'altro per sferrare colpi bassi e umiliare;
4. Introdurre argomenti che non c'entrano;
5. Fingere di essere in accordo mentre di cova risentimento;
6. Dire all'altro come si sente, mettendo in atto una "lettura del pensiero";
7. Attaccare indirettamente con critiche qualcuno o qualcosa di importante per l'altro;
8. Indebolire l'altro incrementando la sua insicurezza o minacciando un disastro.

Azioni da compiere:
1. Definire il problema e ripetere le ragioni dell'altro con parole proprie;
2. Comunicare i propri sentimenti positivi e negativi;
3. Accettare dei feedback sul proprio comportamento;
4. Chiarire dove si è d'accordo e dove no, cosa interessa di più ad ognuno;
5. Porre domande che aiutino l'altro a trovare parole per esprimere la propria preoccupazione;
6. Aspettare che le esplosioni spontanee si plachino senza rappresaglie;
7. Offrire suggerimenti positivi per un miglioramento reciproco.


Proviamo a metterle in pratica e vediamo cosa succede!
A presto!

Maura & Alice



Fonti:
La relazione di coppia oggi, Una sfida per la famiglia. Pierpaolo Donati
Appunti Università Cattolica del Sacro Cuore (MI) Iafrate R. 

martedì 10 gennaio 2017

Ciao Bauman...



A pochi giorni dalla pubblicazione del nostro articolo sul lutto, è venuto a mancare ieri un grande personaggio, filosofo e sociologo, che molto ha lasciato a noi futuri psicologi Zygmunt Bauman.
Noi lo vogliamo ricordare così, con la sua idea di felicità che si intreccia bene con l'idea centrale del nostro blog. 

“Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità”. 
Grazie! 



A presto 
Maura & Alice

domenica 8 gennaio 2017

Lutto ed empowerment: un ossimoro?

Piccoli consigli per imparare a perdere 

“Come accade spesso ci misero un po’ a ricordarsi che, quando muore qualcuno, agli altri spetta di vivere anche per lui- altro non c’è di adatto.”
Alessandro Baricco




La nostra esistenza è caratterizzata dalla perdita.

Perdiamo tempo,
perdiamo le chiavi di casa,
perdiamo i treni,
perdiamo i capelli,
perdiamo le parole,
perdiamo i calzini,
perdiamo la pazienza,
perdiamo il lavoro,
perdiamo le persone a cui vogliamo bene.
Come si fa?



L’emozione di quando si perde qualcosa di importante è il lutto. Ebbene sì, il lutto è un’emozione specifica. Non è  solo dolore o tristezza quello che proviamo al termine di una storia d’amore o di amicizia, al termine di un contratto di lavoro o quando una persona a noi cara viene a mancare. La scelta predominante è quella di chiudersi in se stessi e dimenticare il più possibile, in modo da anestetizzare il dolore. Aiuta? Forse.

Sappiamo però che il lutto ha 5 tappe, che possiamo attraversare molto velocemente o molto lentamente. Ma sono tappe che val la pena attraversare!

  1. Negazione o rifiuto, il meccanismo di difesa più celebre che equivale a dire “non è mai successo”;
  2. Rabbia, spesso si contraddistingue per essere generalizzata verso l’esterno, impedendo di conseguenza agli altri di prendersi cura di chi soffre;
  3. Contrattazione o patteggiamento, riguarda l’idea che la perdita o la morte possa essere rimandata;
  4. Depressione, servono spiegazioni?! È il momento del dolore, del pianto e della ricerca di solitudine;
  5. Accettazione, comprensione dei fatti avvenuti e superamento. Nel situazioni in cui si perdono persone care può essere facilitata dalla costruzione di ricordi condivisi con altri membri della famiglia in modo da spostare la persona che si è persa da “fuori” a “dentro”.
Tappe fondamentali che ci permettono di vivere in modo resiliente e positivo anche una situazione spiacevole come... perdere. Serve forse imparare a prendersi del tempo anche per perdere e per ritrovare il senso, tempo per rincominciare, 

 A presto,
Alice e Maura