Non più coniugi, ancora genitori: come gestire l'essere genitore quando la relazione coniugale viene interrotta?
(Albert Einstein)
Anche il divorzio o la separazione rientrano nelle transizioni che apportano cambiamenti nelle dinamiche familiari. Ad oggi, in Italia, è possibile gestire queste situazioni attraverso la mediazione familiare. Si tratta di un processo in cui una coppia di coniugi e di genitori viene accompagnata a essere una coppia di genitori grazie a un mediatore specializzato che si occupa della cura dei legami familiari.
Perché è noto: la famiglia può essere una risorsa e un luogo di benessere, ma in alcune situazioni può dare nutrimento a gravi sofferenze. Lo scopo della mediazione è proprio quello di aiutare una famiglia a capire cosa cambia all’interno delle sue dinamiche nel momento in cui la coppia giunge a rottura e soprattutto si occupa di preservare il benessere dei figli. Si tratta di un processo globale che prende in carico non solo la dimensione educativa dei figli, ma anche la dimensione finanziaria.
La mediazione prende inizio dalla rottura della coppia coniugale tuttavia, attraverso un processo di riconoscimento e discussione, arriva a rilanciare il legame con la costruzione di un nuovo patto che parte dal riconoscimento della funzione genitoriale. Questo, per esempio, può essere reso possibile dal lavoro sul genogramma: attraverso l’utilizzo di fogli la coppia e il mediatore ricostruiscono la storia familiare in modo da avere sott’occhio l’intero panorama generazionale. Con questo nuovo punto di vista è possibile ampliare lo sguardo sulla rottura, vedendo come coinvolge altre generazioni e i suoi effetti “a cascata” sull’intera organizzazione familiare.
La mediazione quindi si configura come una risorsa per il benessere della famiglia, anche in caso di rottura.
Alice
Fonti
Parkinson, La mediazione familiare, ed. italiana a cura di C. Marzotto, 2013
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