ferite usciranno
farfalle libere”
Alda Merini
Charles Cyrulnik,
psichiatra, neurologo ed etologo rumeno, naturalizzato francese, sviluppa il
concetto di resilienza: la capacità
di trasformare un evento critico, doloroso, traumatico e destabilizzante in una
occasione di apprendimento e di crescita; in modo da permettere una
riorganizzazione positiva della vita.
La resilienza si collega, quindi, con la capacità di risollevarsi e
riuscire a realizzarsi dopo un trauma, inventando un progetto che possa
allontanare il ricordo del proprio passato e che possa trasformare il dolore di
quel momento in un ricordo glorioso o divertente. Per far questo le persone
mettono in atto meccanismi di difesa come: il rifiuto, l’isolamento del
ricordo, la fuga proiettata in avanti, l’intellettualizzazione e soprattutto la
creatività.
L’idea di base delle resilienza non è cancellare i propri
problemi, ma dar loro una nuova vita, più sopportabile e magari più bella e
sensata. La resilienza dona voce ai
fattori protettivi che tutelano la salute mentale dei soggetti esposti a traumi molto forti, permettendo all’individuo di fronteggiare in modo efficace lo
stress a cui è sottoposto. Una buona resilienza
pone le sue radici in esperienze relazionali, esperienze sociali, esperienze educative che hanno permesso di far sperimentare in chi le vive la certezza che
in caso di necessità c’è sempre qualcuno, da qualche parte, che può aiutarlo.
In particolare la ricerca
scientifica mostra che quando nella storia dei soggetti resilienti si
rintraccia l’esperienza di una famiglia coesa, flessibile, calda, affettiva e supportiva tendono a comparire con meno
frequenza sindromi traumatiche. Non stiamo parlando di una famiglia modello “Mulino
Bianco”, ma di famiglie in cui le difficoltà e i problemi vengono riconosciuti
come parte della propria normalità e affrontati. Ecco qui, ancora una volta,
l’idea di dare alla famiglia la possibilità di vedersi come risorsa anche
nell’accostarsi alle difficoltà quotidiane in ottica di empowerment.
“Tutti sono chiamati a partecipare al processo di
resilienza. Un condominio dovrà preoccuparsi dell’assenza dell’anziana vicina,
il giovane sportivo dovrà far giocare i bambini del quartiere, la cantante
dovrà formare un coro, l’attore dovrà mettere in scena un problema di attualità
e il filosofo dovrà partorire un concetto e condividerlo. Soltanto allora
potremmo considerare che ogni personalità percorre, nel corso della vita, la
propria strada, che è unica.
Questo nuovo atteggiamento davanti alle dure prove dell’esistenza
invita a considerare il trauma come una sfida.
Possiamo forse non accettarla?”
B. Cyrulnik
Vi sembra assurdo?! Mi sono
dimenticata un dettaglio essenziale: Cyrulnk è figlio di deportati ad Auschwitz
e fuggì da un treno diretto al campo di concentramento di Drancy...
Che
la resilienza sia con voi!
Alice
Fonti
Cyrulnik, I brutti anatroccoli - Le paure che ci
aiutano a crescere, 1994
Sbattella, Manuale di psicologia dell’emergenza, 2009
Walsh, La resilienza familiare,2008
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