Un piccolo spunto per provare a convivere con la forma di demenza più diffusa al mondo
Oliver Sacks
Terribile perché è capace di
cancellare completamente una persona, i suoi ricordi e i suoi pensieri.
Affascinante perché questa distruzione è un processo silente che il cervello compie
e ancora non sappiamo con certezza come.
Si tratta di una malattia
relativamente giovane, scoperta nel 1901 quando Alois Alzheimer ricoverò una
donna affetta da un progressivo deterioramento cognitivo, disturbi di memoria,
del parlato, della percezione, allucinazioni e alterazioni evidenti del
comportamento. Solo dopo la sua morte, fu possibile attraverso autopsia
verificare che il cervello presentava anomalie e zone atrofiche. Mi spiego,
avete presente le noci? Ecco, un cervello malato di Alzheimer si presenta come
le noci un po’ rinsecchite, più piccole del normale. Quelle noci che solitamente si
scartano.
Oggi esistono due forme di Alzheimer:
una forma genetica, a insorgenza precoce, una forma considerata senile che può
essere assimilata ad altre forme di demenza, come la demenza senile e la
demenza vascolare.
Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa ad andamento cronico progressivo. Significa, in parole povere, che dall’Alzheimer non si guarisce, al massimo si rallenta la sua corsa inarrestabile con dei farmaci. Questa corsa porta alla perdita di competenze basilari come la memoria, l’orientamento spazio-temporale, la personalità, il comportamento, il movimento e il linguaggio.
Come è evidente, questa malattia,
cancellando la persona che “colpisce”, colpisce molto da vicino anche la famiglia. In particolare, il rapporto con il caregiver viene compromesso, dal momento che comunicare e assistere una persona
affetta da Alzheimer è molto faticoso. Spesso non capiscono quello che si dice
loro, spesso diventano aggressivi o completamente apatici, spesso non riconosco
il partner, i figli o i nipoti. Questa attività di cura può esporre i caregiver
a serie compromissioni della salute come la depressione e il declino fisico.
Oggi, si cerca di prendere in carico non solo il paziente affetto da Alzheimer,
ma anche il caregiver, che spesso rifiuta aiuto un po’ per mancanza di tempo,
un po’ perché a volte è meglio staccare completamente dalla realtà della
malattia. In questa cornice di sostegno è interessante il progetto della regione Lombardia
di sostegno alle famiglie fragili. Si tratta di un progetto rivolto a famiglie
considerate fragili. In questa categoria vengono identificate famiglie con
anziani non più autosufficienti o affetti da diverse forme di demenza e
malattie neurodegenerative, famiglie in difficoltà con minori o giovani con
storie di abuso, famiglie con disabili. Il progetto di assistenza erogato dai
Comuni a sostegno degli anziani non più auto sufficienti attraverso valutazione
ISEE prevede diverse forme di sostegno tra cui progetti di sostegno sociale
alla famiglia, come riabilitazione motoria, riabilitazione del linguaggio,
aiuto nell’igiene personale o consegna dei pasti a domicilio.
Il programma di sostegno viene
attivato dopo una valutazione da parte del comune, attraverso un colloquio che
un assistente sociale. Durante il colloquio, viene valutato il tipo di progetto
più adatto alle esigenze del nucleo familiare. Per maggiori informazioni vi
consigliamo di consultare il sito della regione Lombardia e il vostro Comune.
Il nonno oggi ha vinto a “rubamazzetto”. Perché stupirsi? Il nonno oggi
non mi ha riconosciuto. Mi ha guardato con occhi vuoti e un po’ confusi. Mi ha
insegnato a giocare a carte, mi ha accompagnato all’asilo, mi ha insegnato ad
andare in bicicletta, ma oggi non mi ha riconosciuto. Chissà chi sono per lui,
oggi. Eppure, ha vinto a carte.
Il nonno ha l’Alzheimer e non ci si abitua mai.
A.
Alice
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Fonti
Alzheimer, Über eine
eigenartige Erkrankung der Hirnrinde, 1907
Papagno, Le
demenze in Vallar, Papagno, Manuale di neuropsicologia, 2011
Ellis, Astell, The urge to communicate in serve dementia,
Brain and Language, 2004
Germain et al, Does cognitive impairment influence
burden in caregivers of patients with Alzheimer’s disease?, 2009
Pinquart, Sorensen, Correlates of physical health of informal caregivers: a meta-analysis, 2007
http://www.redditoautonomia.regione.lombardia.it//cs/Satellite?c=Page&childpagename=DG_Famiglia%2FDGLayout&cid=1213649287476&p=1213649287476&pagename=DG_FAMWrapper#1213633485508
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