"Non c’è niente che ti rende più folle del vivere in una famiglia.
O più felice.
O più esasperato.
O più… sicuro."
O più felice.
O più esasperato.
O più… sicuro."
(Jim Butcher)
Essere genitori di figli piccoli
è sicuramente un'avventura meravigliosa, ma la vera sfida inizia quando i figli crescono e diventano maggiorenni.
Così abbiamo pensato di fare due
chiacchiere con una famiglia di “adulti” due genitori e due figli grandi: una all’università
e uno appena laureato. All’intervista hanno partecipato mamma Carla, papà Luca
e Andrea. L’immagine con cui hanno scelto di rappresentarsi è questo angelo: un
quadrifoglio che rappresenta la fortuna, ma anche l’unione di quattro
personalità differenti.
Cosa significa per voi essere genitori?
Luca: essere genitore lo scopri
solo vivendo perché giorno per
giorno ci sono novità, ci sono improvvisazioni e ci sono un milione di cose che
devi scoprire e che possono diventare bagaglio dell’esperienza che hai vissuto
anche da figlio. Essere genitore è un’impresa (sorride) che giorno per giorno
scopri. Ogni giorno c’è una pagina bianca da scrivere per essere genitore. Poi,
non è detto che questa pagina sia buona o cattiva quindi è un lavoro lungo e
difficile e non si sa mai se riesci..forse solo alla fine..capirai se hai fatto
bene il tuo “lavoro” da genitore.
Carla: per me invece è una
questione di dare e avere. Mi spiego, si parte come genitori quindi insegnando
ai figli e prendendoli per mano. Pian pianino nel susseguirsi degli anni si
capovolge la situazione, tu capisci che hai bisogno dei figli e sono loro a
prenderti per mano. Se si riesce si instaura un rapporto bellissimo di
complicità, perché secondo me la famiglia resta il luogo...non più sicuro del
mondo, ma poco ci manca!...la mia famiglia è così, non la cambierei di una
virgola. Essere genitori secondo me è questo: insegnare per un periodo della vita, imparare per altri. E poi comunque è un bel fardello. Su questo non
ci piove...proverete ragazzi!
Andrea: secondo me essere
genitore..non è un mestiere, ma una delle cose più difficili del mondo, lo
definirei un equilibrio instabile, dove non sai mai se hai fatto bene o se hai fatto
male, se hai dato troppo o dai dato poco..e quindi un equilibrio instabile.
Essere figlio
Andrea: Essere figlio è più
facile, perché hai sempre qualcuno su cui puoi contare e hai qualcuno che può
darti delle certezze nella vita che altre persone nella vita, al di fuori dei
genitori, sicuramente non possono darti.
Essere una famiglia
Carla: beh la nostra famiglia è
una bella impresa, nel senso che
siamo quattro persone completamente diverse. Essere una famiglia, è come essere
un genitore, una cosa bellissima perché hai delle persone sui cui puoi contare.
La famiglia è sacra, è, come dicono, una chiesa domestica, perché qui si impara, qui o ti pieghi o ti spezzi o
tiri su la testa e ti aiuti soprattutto, o ti fai forza l’uno con l’altro..magari
ti mandi anche a quel paese, però sei sempre tu. A noi basta guardarci in
faccia e ci capiamo.
Andrea: io uso la metafora della barca. Nel senso che a volte c’è chi è
sull’orlo per andarsene e tutti fanno di tutto per tirarlo su. C’è chi è più in
difficoltà in quel momento e quindi ha bisogno di essere aiutato, chi in quel
momento è più forte e può aiutare, ma nella tempesta, che è la quotidianità delle
nostre vite.. è la barca che rappresenta una famiglia, si sta tutti uniti e
tutti devono cooperare per fare in modo che la barca superi le difficoltà e che
nessuna vada perso. La barca va verso il mare aperto.
Luca: la famiglia è una cosa che
si crea dal nulla...è un’unione. È
una cosa che va avanti di continuo, è working progress. Perché le persone crescono
e cambiano quindi bisogna sempre riconfrontarsi e ritrovarsi. Poi è vero che ci
si ritrova, ci si aiuta, ci si scanna...però è sempre un legame indissolubile
che anche quando non ci sarà più...sarà sempre un legame. Quando i figli
andranno fuori casa... la famiglia non è che non ci sarà più...
Cosa vi hanno insegnato i vostri figli?
CarIa: i miei figli,
sinceramente, mi hanno insegnato tante cose. Da genitore mi hanno insegnato che
devi tirare fuori le unghie nel momento giusto, devi avere pazienza. Dal punto
di vista culturale e intellettuale sono sempre loro ad aver insegnato a noi, su
questo non ci piove, poi mi hanno insegnato anche dove io sbaglio il rispetto.
Soprattutto Andrea mi ha insegnato il dare
tanto agli altri. Con lui abbiamo imparato a metterci in gioco e a metterci
alla prova: nel senso, le persone hanno bisogno e allora buttiamoci, che non è
poco, eh, perché non è sempre facile al giorno d’oggi. Abbiamo anche un modo di
parlare diverso, se mi vesto male loro te lo dicono. Da genitore ci sono delle
cose che ti tengono al passo...ci sono anche cose difficili, ma è bello.
Luca: A un certo punto cominci ad
imparare, cominci a capire il loro punto di vista, cominci ad apprendere e a
capire come se ti trovassi dall’altra parte. In questo momento qua, più
crescono più loro hanno da insegnarti, o meglio, ri-aggiornarti perché a volte
ti rendi conto di avere dei paletti e una mentalità un po’ più ferma in
confronto ai tempi che vanno e loro sono comunque più aperti e hanno delle
menti più progressive. Vedono più avanti, ti danno consigli, ti aiutano..a
stare a galla..mentre faresti più difficoltà. C’è sempre da imparare.
Cosa ti hanno insegnato i tuoi genitori?
Mio papà mi ha insegnato l’umiltà, nel senso che mio papà mi ha
sempre insegnato a essere umile, a prendere le cose per come sono, cioè non
terra terra, ma imparare a guardare le cose sempre dal punto di vista molto
materiale, fare meno voli pindarici, ma mettersi, rimboccarsi le maniche per
ottenere i risultati perché quello è uno delle poche strade in cui la vita di
può dare soddisfazioni. Giorno per giorno nell’impegnarsi nella quotidianità
senza gesti eclatanti, ma soprattutto con costanza, si possono ottenere dei
risultati. Un uomo di poche parole, ma di grandi gesti.
Mia mamma mi ha insegnato a sorridere alla vita. Perché
qualsiasi cosa succeda mi ha insegnato a vedere i lati positivi, a prendere la
vita con un sorriso.
Cosa vi piacerebbe lasciare ai vostri figli?
Carla: in questo momento lascerei
ai miei figli la mia passione, io faccio sempre le cose buttandomi, magari sono
anche un po’ così..e poi anche un po’ della mia pazzia. Perché se no la vita
cosa sarebbe?
Luca: io la mia concretezza e la
mia ponderatezza...cose che a volte recepiscono e a volte no. Altro non
laascerei...perchè secondo me sono già abbastanza completi così.
Avete riconosciuto di cosa stiamo parlando? L'argomento centrale sono le transizioni, nello specifico le transizioni all'età adulta. Oggi, se ne identificano due tipi: il passaggio da adolescente a giovane adulto e il passaggio da giovane adulto ad adulto. Si
tratta di una impresa che ogni famiglia vive e a cui partecipano genitori e
figli in modo diverso. Quando i figli crescono arriva il momento di
riconoscerli e differenziarli all’interno della storia familiare. Porsi domande
come queste in famiglia, può essere un modo per iniziare a riconoscere il
valore di ognuno e aprirsi alla crescita.
Alice
Fonti
Scabini, Iafrate, Alla ricerca del familiare, il modello relazionale simbolico, 2012
Mi piace sottolineare che mi ritrovo molto in ciò che questa famiglia ha raccontato di se'....E' proprio cosi' nell'ambito famigliare ci sono sempre due metà: quella pacata tranquilla e concreta e quella passionale, entusiasta e "pazzoide". Se paragonassimo la Famiglia ad una ricetta, credo che questi ingredienti non debbano mai mancare. E non possono mancare i miei complimenti per tutti gli argomenti trattati in questo blog.
RispondiEliminaLa famiglia può essere veramente paragonata a una ricetta! Magari alla maionese: ingredienti semplici e una lavorazione esperta che deve essere ben dosata ;) Continua a seguirci, i commenti dei lettori sono sempre preziosi :)
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