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Questo blog nasce all’interno del nostro percorso in Psicologia del benessere, una nuova aria che si respira tra i corridoi della Facoltà.

L’idea è far scoprire alle persone le potenzialità che hanno per poter affrontare al meglio le sfide di ogni giorno.

Abbiamo deciso di avventurarci nel mondo dell’empowerment familiare, perché, attraverso le nostre esperienze abbiamo avuto modo di toccare con mano quanto sia importante la famiglia come fonte di supporto e come fattore protettivo, ma anche come questa, in alcune situazioni particolari della vita, possa aver bisogno di un aiuto!

Curiosi di saperne di più? vi aspettiamo qui!! :)

Alice & Maura

venerdì 12 febbraio 2016

La cura in famiglia: crescita per sè, crescita per l'altro

I circoli virtuosi che fanno bene: ieri, oggi e domani 


"Lui non si ricordava di essere mai stato abbracciato così, come da una mamma."
J. K. Rowling

Il senso comune sembra averci abituato a pensare che la funzione di cura e di accudimento spetti alla figura femminile, alla mamma. Tuttavia la cura, intesa come l’apertura verso l’altro da sé è da individuare come caratteristica peculiare dell’adulto maturo che trova la realizzazione di sé anche nell’accudimento verso un altro. Dunque, se la realizzazione del sé passa attraverso il legame tra le persone, la natura dei rapporti sociali che si intrattengono diventa essenziale.
Questo è sottolineato dalla stessa accezione di benessere che la psicologia teorizza negli ultimi anni: benessere è da intendere come uno stato spirituale e psicologico globale che permane tutta la dimensione umana. In particole Ryff e Singer, evidenziano come il benessere sia un costrutto multidimensionale a cui concorrono l’accettazione di sé, l’autonomia, la padronanza ambientale, lo scopo di vita, la crescita personale e...i buoni legami, le relazioni sociali che ognuno di noi intrattiene e in cui mette in gioco fiducia, capacità di amare ed empatia.
Il benessere individuale prende così sempre più la forma di qualcosa in relazione con altri, qualcosa di sociale. La realizzazione del singolo, potremmo dire che viene mediata anche dalla rete di relazioni affettive e quindi anche dalla famiglia. Lavorare sul benessere individuale, quindi, diventa occuparsi anche del benessere familiare dando spazio alle relazioni interpersonali familiari che si spendono nella dinamica dare/ricevere. La famiglia così, in linea con l’idea di cura come realizzazione del sé, diventa luogo di crescita personale e autorealizzazione.
Facile sulla carta, facile per chi scrive direte voi. Però la vita a un certo punto si complica. Non si tratta più solo di prendersi cura di un neonato. A un certo punto qualcuno soffre, è in difficoltà, sta male.
Quando si inizia ad avvertire “la nostalgia per il tempo della pienezza”, il dolore o la paura per la morte, la famiglia dovrebbe mettere in gioco la dimensione della riconoscenza, coinvolgendo in questo processo tutte le generazioni. In questa fase arriva il momento di ri-conoscere ciò che si è donato, ciò che è stato ricevuto, le gioie, i dolori, i successi e i fallimenti. Tutto questo è essenziale quando a questa transizione si avvicinano i nonni. Questo è il momento in cui fare il bilancio in positivo per la propria vita e per dare spessore all’eredità della cura. La riconoscenza va curata, coltivata e sviluppata in modo da aiutare le altre generazioni a riconoscere il patrimonio che la propria storia familiareporta con sé. È importante per il benessere del singolo e del sistema familiare che questo bilancio venga compiuto in modo generativo soprattutto quando uno dei familiari fa da caregiver a un genitore. È questo il momento in cui i figli, a cui è stata donata la vita, che sono stati abbracciati e assistiti riconoscono il dono della vita ricevuta e hanno il desiderio di ricambiarlo.
Ma il valore della cura non si ferma qui, si inserisce nella storia familiare. Cresce e trasmette il gesto di cura alle generazioni successive, arricchendo il patrimonio culturale e spirituale, costruendo di volta in il volta il valore di ciò che si è ricevuto. La cura della ri-conoscenza così si trova a rafforzare e a sostenere lo sviluppo dei legami, favorendo la circolazione del dono. Sono la cura e l’accudimento a rendere la famiglia un contesto di crescita e di benessere (o di malessere). In questa ottica l’empowerment diventa l’unica strategia possibile di intervento con la famiglia, dato che il soggetto diventa portatore di una competenza, da riscoprire, valorizzare o sviluppare, che può aiutarlo a confrontarsi con la sua realtà. Si tratta di dare solidità e ricchezza al legame, andando a sviluppare o a risvegliare quelle competenze latenti ora nel singolo ora nei legami.

Prendersi cura dell’altro, ovviamente rispettando se stessi, i propri limiti, il proprio benessere e ciò che si è. Riconoscere il dono della vita significa anche questo.

A prestissimo con un film che racconti un po’ la cura!

Alice


Fonti
Scabini, Iafrate, Psicologia dei legami familiari, 2003
Erikson, The life cycle completed: a review, 1984
Mazzoleni, Empowerment familiare – il lavoro psicosociale, 2004
Lezioni della prof.ssa M. Ciceri durante il corso di Psicologia del benessere soggettivo e intersoggettivo, 2015

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